A cura di Giada Mainolfi
A fronte della ormai diffusa standardizzazione dei processi produttivi, della crescente globalizzazione dei mercati e della conseguente necessità di individuare nuove fonti del vantaggio competitivo, sostenibili e basate su attributi immateriali, l’organo di governo ha l’arduo compito di individuare nuovi progetti di marketing, tesi a sfruttare a proprio vantaggio la composizione soggettiva delle percezioni della clientela estera. Questo testo pubblicato da Giappichelli nel 2010 evidenzia il ruolo della reputazione nazionale e ne analizza le implicazioni per le strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane, in particolare verso il mercato cinese.
Numerosi studi mostrano come i consumatori approvano parafrasi molteplici del sistema di prodotto, non solo valutandone caratteristiche e prestazioni, ma anche in base alle informazioni di cui sono in possesso relativamente al Paese in cui esso viene concepito e realizzato. L’origine può influenzare le decisioni di acquisto della clientela estera in virtù di valutazioni derivanti dai giudizi nutriti verso il sistema Paese nelle sue diverse dimensioni. La reputazione, intesa quale percezione globale che gli stakeholder nutrono verso il sistema Paese, descrive quel processo di accumulazione di risorse fiduciarie, e di successivo accreditamento presso i pubblici internazionali in termini di sistemi di offerta, di qualità formale che possono diventare patrimonio collettivo nazionale da difendere e valorizzare. La prospettiva della country reputation si candida quale nuovo criterio interpretativo da cui trarre spunti interessanti e proficui in un'ottica di gestione dell'"effetto made in".
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